Ipazia
Nel 410 i Visigoti avevano accerchiato le mura di Roma, mentre ad Alessandria d’Egitto non si era ancora abdicato dalla cultura ellenistica. La tradizione secolare del Mouseion (casa delle Muse), l’università intorno a cui gravitava la vita intellettuale del mondo ellenistico, era stata quella delle scienze.
Uno dei matematici più famosi di quella scuola, detta neoplatonica in quanto gravitava intorno alla filosofia di Plotino, fu Teone, il quale diede una sofisticata educazione filosofica alla propria figlia Ipazia, nata verso il 370. Ipazia successe al padre nell’insegnamento al Mouseion, ma si racconta che insegnasse anche per le vie cittadine passeggiando e discutendo con gli allievi. Nelle sue lezioni spiegava l’aritmetica e l’algebra di Diofante, di cui scrisse tredici commenti, le sezioni coniche di Apollonio di Perga, di cui scrisse otto volumi e redasse delle tavole sui moti dei corpi celesti di commento all’astronomo Tolomeo.
Era vescovo di Alessandria Cirillo, che si era già distinto per la sua brutalità ai danni degli ebrei, espulsi dalla città a furor di popolo, e di taluni pagani. Questo clima di violenza da lui suscitato lo aveva messo in urto con il prefetto romano Oreste che era in rapporti di amicizia con Ipazia che so-vente consultava.
Anche Sinesio di Cirene, il futuro vescovo di Tolemaide, fu allievo di Ipazia: di lui ci rimangono 156 lettere che contengono diversi disegni di stru-menti scientifici da lei costruiti, come l’astrolabio piatto, strumenti per misurare il livello dell’acqua e per distillarla, nonché un idrometro d’ottone graduato. In queste lettere Sinesio parla con gran rispetto e ammirazione della sua maestra. Infatti tra gli allievi di Ipazia vi erano pagani, ebrei e cristiani che si applicavano in perfetta amicizia nella ricerca della verità at-traverso lo studio delle scienze.
Ma in quel tempo di mutamenti il cristianesimo era diventato religione di Stato e iniziava così l’ascesa del Cattolicesimo che stabilì con l’Impero romano agonizzante un patto che prevedeva la soppressione del paganesimo, la cancellazione delle biblioteche, l’annullamento del libero pensiero e della ricerca scientifica.
Alla donna doveva essere impedito l’accesso alla scuola, all’arte, alla scienza. L’imperatore Teodosio voleva un impero romano completamente cristiano e quindi emanò un editto dopo l’altro per accelerare il processo di conversione. Ma, dopo il massacro degli abitanti di Tessalonica, il ve-scovo di Milano Ambrogio scomunica l’imperatore e lo obbliga a chiedere perdono pubblicamente. Da quel momento l’autorità dellaChiesa starà sopra quella dello Stato. L’Impero continuò a coadiuvare la Chiesa nella lotta contro le eresie interne, come quelle degli Ariani, dei Donatisti, dei Pela-giani,e contro il paganesimo e l’ebraismo.
Ipazia era uno spirito libero e quando la persecuzione cristiana arrivò nella sua città le si offrì di convertirsi al cristianesimo, ma lei rifiutò non tanto per fedeltà al paganesimo quanto perché pensava che «qualunque religione, qualunque dogma, è un freno alla libera ricerca» in quanto nel contesto di un pensiero assoluto non avrebbe più potuto dubitare e, senza il dubbio, come poteva continuare a investigare la natura, scoprire i misteri del cielo?
Peccato che tutte le sue opere siano state distrutte, compresi i suoi strumenti scientifici, perché Ipazia era fautrice della scienza sperimentale che, insieme al dubbio, ha segnato l’inizio della scienza moderna, anch’essa osteggiata dalla Chiesa al potere – basti ricordare il rogo di Giordano Bruno o il tribunale dell’Inquisizione nel processo a Galileo Galilei. Ipazia seguiva Democrito nella sua concezione della materia e pensava il cosmo costituito da atomi in continuo movimento, soggetti a forze di repulsione e attrazione, ma senza mai collidere perché la materia è discontinua. E questa è un’idea che ha portato alla scoperta dell’infinitamente piccolo, all’atomo ed ai suoi componenti in tempi molto recenti. Ipazia era un personaggio femminile pericoloso per le gerarchie religiose cattoliche e non poteva quindi esistere, così persino la sua memoria fu cancellata. Il vescovo Cirillo che non ammetteva la predicazione pagana e il libero pensiero, soprattutto in un corpo femminile, istigò alcuni monaci a eseguire la condanna a morte di Ipazia.
Ipazia sostenne, poiché era a conoscenza dell’ opera di Aristarco di Samo, la teoria eliocentrica; anzi scoprì, avendo studiato le coniche di Apollonio, che il moto di rivoluzione della Terra è ellittico ed il Sole occupa uno dei fuochi. Undici secoli dopo alle stesse conclusioni giunsero Keplero ed in Italia Galileo che per questo per poco non finì sul rogo.
Ipazia fu accusata da S. Cirillo,vescovo di Alessandria (proclamato da Leone XIII° Dottore della Chiesa ) di stregoneria e di empietà , per aver sostenuto la teoria eliocentrica , aver contraddetto Tolomeo , le cui conclusioni geocentriche non potevano allora essere messe in discussione, e di aver ignorato alcuni riferimenti dell’Esodo e della Genesi.
Cosigliato il film Agora di Alejandro Amenàbar: esso ricostruisce il clima di tensioni dell’epoca e la vita di Ipazia, uccisa nel marzo 415 sotto l’altare di una chiesa chiamata Cesarium, mentre il suo Centro Studi bruciava insieme a tutti i suoi scritti. Per fortuna il film, che val la pena di vedere, ci risparmia lo scempio che in quella chiesa si fece del corpo di Ipazia, prima accecata e poi straziata con il taglio di grosse conchiglie e fatta a pezzi mentre era ancora viva, pezzi poi gettati nell’immondezzaio della città e bruciati. La donna trattata come immondi-zia! Era l’epoca di Ambrogio, di Agostino, di Cirillo… tutti vescovi poi canonizzati. Era l’epoca dei primi concili ecumenici e della formulazione dei primi dogmi. È forse lecito chiederci: se il Cristianesimo non avesse stretto un patto con il potere e non fosse diventato in seguito esso stesso potere, se avesse continuato una lenta evangelizzazione dal basso, ricono-scendo non solo i doni degli uomini, ma anche quelli delle donne, questi duemila anni di storia sarebbero stati diversi? Il martirio di Ipazia ci ha in-segnato che la ragione preferisce il dubbio piuttosto che l’assolutismo di una religione e che il fondamentalismo dei fanatici può distruggere la parte migliore dell’umanità.
L’intelligenza delle donne è stata soffocata per secoli e la loro sensibilità è stata considerata debolezza e segno di inferiorità, così i loro doni si sono dissolti nella storia senza poter essere riconosciuti, ma sono stati comunque lievito sia per la comunità umana sia per qualsiasi espressione autentica di fede.
Questo ci dice il ricordo di Ipazia: il seme gettato continua a portare i suoi frutti e ciò che sembrava perduto non ha mai cessato di esistere.