La matematica non fa per me!
Mi guardano come se fossi un extraterrestre, sbarrano gli occhi ed impallidiscono alla frase “sono laureata in matematica”, poi incominciano a raccontare le loro pessime esperienze scolastiche e della e grande paura che provavano nelle ore di matematica, fanno cenno al grande senso di limitazione ed inettitudine che provavano nella risoluzione di un problema matematico e ai sentimenti di ostilità, odio e disprezzo maturati verso questa disciplina ritenendo di non essere portati eppure …
Nasciamo tutti matematici
Alcune capacità matematiche sarebbero presenti sin dalla nascita nell’essere umano: è quello che ha sostenuto Butterworth (1999, 2005) elaborando la tesi innatista del “cervello matematico”. Il bambino sarebbe in grado di riconoscere la differenza tra due insiemi che presentano una diversa numerosità di oggetti senza che ciò gli venga insegnato, i neonati nei primi giorni di vita sarebbero già capaci di discriminare tra loro insiemi di 2 o 3 elementi (Antell e Keating, 1983).
Inoltre, vi è la capacità innata del bambino di avere delle aspettative numeriche sulle possibili variazioni di oggetti dovute alla loro sottrazione o aggiunta all’interno di un insieme (Lucangeli, Iannitti, Vettore, 2007). Secondo Wynn (1992), ciò sarebbe possibile già all’età di 5 o 6 mesi.
Come ogni altra abilità essa necessita di essere allenata fin dalla tenera età ed affinata successivamente attraverso l’istruzione.
Occorre inoltre abolire i pregiudizi verso questa materia, l’errata opinione preconcetta concepita, non per conoscenza precisa e diretta ma sulla base di voci e opinioni comuni: è complicata, è fredda, è noiosa, richiede troppo tempo o è troppo difficile da capire.
I bambini nascono con una grande voglia e capacità di imparare e le difficoltà di apprendimento, in relazione a qualsiasi disciplina, non nascono spontaneamente, ma vengono anch’esse indotte nell’allievo.
Come afferma il matematico sudafricano Seymour Papert che la matofobia (termine che deriva dalla fusione delle parole matematica e fobia) ha una natura sociale e nasce durante l’istruzione scolastica. Il carattere sociale di questa paura è giustificato, secondo Papert, dalla convinzione, radicata nella maggior parte degli esseri umani, della dicotomia tra “persone intelligenti” e “persone stupide” e, di conseguenza, ritenendo che la matematica sia una disciplina per pochi eletti, si pensa che esistano “persone portate per la matematica” e “persone negate per la matematica”
Resta indubbio che un lavoro metacognitivo efficace sulla matematica dovrebbe coinvolgere credenze e comportamenti non solo dei bambini, ma anche degli adulti.
Bisogna adottare didattiche efficaci nel potenziamento delle abilità cognitive alla base del calcolo e della logica e soprattutto stimolare la voglia di capire e di provare, far acquisire agli alunni le giuste competenze che facciano loro sperimentare il successo e di conseguenza facciano sorgere la motivazione ad apprendere. Suscitare meraviglia e curiosità verso il mondo dei numeri.